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PER EDUCARE UN BAMBINO BISOGNA PRIMA EDUCARE SÈ STESSI

Per educare un bambino bisogna prima educare sè stessi e questo lo dicono in tutte le pedagogie del mondo

 

“L’adulto non ha compreso il bambino e l’adolescente e perciò è in continua lotta con lui: il rimedio non è che l’adulto impari qualcosa intellettualmente o che integri una cultura manchevole. No: è diversa la base da cui bisogna partire. Occorre che l’adulto trovi in sè l’errore ancora ignoto che gli impedisce di vedere il bambino”
Maria Montessori ne “il segreto dell’infanzia”

“Molto spesso noi non riusciamo a comportarci nei confronti dei nostri figli nel modo che vorremmo perché ci identifichiamo in loro, rivivendo nel loro dolore e nella loro sofferenza la nostra di quand’è eravamo piccini: il loro pianto che non riusciamo a reggere o la loro rabbia che non riusciamo a sopportare è in realtà la nostra… Così reagiamo comportandoci come i nostri genitori si comportarono con noi (perché è ciò che abbiamo inconsciamente assorbito e imparato) oppure facendo esattamente l’opposto, a costo di cadere nell’esagerazione contraria “
Elena Balsamo, “Libertà e amore”

Molte volte purtroppo assistiamo a scene di disprezzo dell’adulto nei confronti del bambino. Anche al supermercato mi capita di incappare in madri o padri che dicono al bambino di 1 anno e mezzo: “possibile che non riesci a stare fermo? Non toccare tutte le cose, le fai cadere. Non capisci che non puoi toccare tutto? Attento che rompi qualcosa. Non puoi prenderlo, non riuscirai a portarlo”. Queste parole sembrano solamente rimproveri agli occhi dei più che, cresciuti in un’epoca in cui l’attenzione verso la psiche del bambino era pari a zero, non comprendono come in realtà minano l’autostima del bambino. Lo portano a pensare di essere un incapace, un essere inferiore, non degno di fiducia.

“Se un bambino non si sente apprezzato, stimato, ascoltato, se viene continuamente criticato e rimproverato (combini solo guai; sei un buono a nulla), può prendere strade diverse: o si scoraggia e interrompe il dialogo (tanto nessuno mi crede, nessuno mi capisce) e si rifugia nell’immaginazione o ancor peggio approda al mondo delle dipendenze (alcol, droga ecc..); oppure si ribella e se ne va di casa o, al contrario, diventa un lavoratore accanito per provare a se stesso e agli altri che è degno di stima, che ha il diritto di esistere. In ogni caso porterà con sè un bagaglio di cui sarà difficile disfarsi: il dubbio sulle proprie capacità (ce la farò da solo?) che paralizza l’azione, rende problematiche le decisioni, in una parola rovina la vita”.
Elena Balsamo, “Libertà e amore”

Ecco! Questo è fondamentale comprendere! Ciò che ci è stato detto da piccoli era profondamente ingiusto. Ciò che diciamo ai nostri bambini quando non riescono in qualche attività, può essere una conferma delle loro capacità (“riprova e vedrai che ci riuscirai!”) oppure la distruzione della loro autostima (“cosa ci provi a fare che tanto non ci riesci? Lascia fare a me!”). Siamo noi che dobbiamo scegliere quale via seguire.

“Se per esempio un adulto vede il bambino che muove un bicchiere di vetro e pensa e teme che quel bicchiere possa essere rotto: in quel momento l’avarizia lo porta a giudicare quel bicchiere un tesoro, e per conservarlo impedirà al bambino di muoversi. In quel momento sorge in lui la tendenza tirannica, autoritaria, che si disperde nella semplice difesa di un oggetto senza valore. Difatti se un servitore facesse quel movimento il padre sorriderebbe, e se venisse un ospite che rompesse il bicchiere, il padre si affretterebbe a fargli rilevare che il bicchiere non aveva nessun valore. Il bambino perciò deve percepire con una continuità disperante che egli è l’unico ritenuto pericoloso verso gli oggetti e perciò l’unico ritenuto incapace di toccarli, che è un inferiore, che egli quasi vale meno delle cose.

Il bambino non soltanto ha bisogno di toccare le cose e di lavorare con esse, ma di seguire la successione degli atti: ciò ha una importanza grandissima sulla costruzione interiore della personalità.

Quando l’adulto si alza la mattina, sa che deve fare questo e quello e lo fa come la cosa più semplice della vita. La successione degli atti è quasi automatica e non si avverte più. Il bambino invece ha bisogno di costruirsi questo fondamento. Ma non può mai farsi un piano d’azione da seguire; se sta giocando, viene l’adulto che pensa sia ora di andare a passeggio, lo veste e lo porta via: oppure mentre il bambino sta compiendo un piccolo lavoro arriva un’amica della mamma, e la mamma va a prendere il bambino, togliendolo dal suo lavoro per mostrarlo alla nuova venuta. Nell’ambiente del bambino interviene sempre questo essere poderoso che dispone della sua vita senza mai consultarlo, senza considerarlo, dimostrando che le azioni del bambino non hanno alcun valore; mentre in presenza del bambino l’adulto quando si rivolge ad un altro adulto, sia pure un servo, non lo interrompe senza dire:” fate il piacere” ; ovvero : “se potete”. Il bambino sente dunque di essere inferiore.

L’adulto non si contenta di impedire al bambino le sue azioni, ma gli dice:” tu non puoi far questo, è inutile che ti provi” o se non si tratta di persone raffinate dirà:” stupido, perché vuoi far questo, non vedi che non sei capace?”. E questo vale un’offesa contro il lavoro o contro la successione delle azioni, non solo, ma contro la personalità stessa del bambino. Questo procedere radica nell’anima del bambino la persuasione che non solo le sue azioni non hanno alcun valore, ma che proprio la sua personalità è inetta e non può agire”.
Maria Montessori ne “Il segreto dell’infanzia”.

L’insulto è quanto di più sbagliato si possa dire ad un bambino poiché egli non si focalizzerà sull’ “insegnamento” che volete impartirgli, ma sulla parola utilizzata per definirlo e questo avrà due effetti:

la sua autostima e la fiducia verranno martellati e distrutti
non otterrete il vostro scopo che era quello di fermare un comportamento (a vostro avviso) sbagliato.
Questo dunque dovrebbe far riflettere sul fatto che oltre che dannoso è anche inutile.

Minare la stima di sè in un bambino vuol dire crescere un bambino infelice e aver poi un adulto davvero incapace, insicuro, dipendente.

“Rispetto, fiducia, libertà e amore: queste sono le fondamenta di una casa sicura, di una dimora confortevole da cui si può partire per avventurarsi nel mondo”.
Elena Balsamo, “Libertà e amore”.

Vivere Montessori vi augura importanti riflessioni sui termini usati quotidianamente per e con i Vostri bambini, fiduciosa che chi legge si pone in ascolto! Buon Lavoro!

Manuela Griso, Educatrice (tratto da “eticamente”)