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IN QUALE POSIZIONE DEVONO STARE I GENITORI?

Il posto ideale dei genitori per accompagnare i figli nella vita è dietro di loro. Non davanti, non di fianco. Dietro. Con una distanza che è proporzionale alla loro crescita.

 

Quindi, quando molto piccolo, appena il bambino ne manifesta il desiderio, va tenuto in braccio, ma rivolto verso il mondo. In seguito, quando comincia a gattonare e a camminare, dietro di lui ma vicino, per osservare, anticipare se possibile i pericoli, consolare quando cade.
Poi dietro, mentre entra a scuola e si gira per salutare, affinché ci veda chiaramente mentre lo salutiamo fiduciosi che possa stare bene anche mentre siamo lontani.
Dietro mentre lo accompagniamo per la sua strada, osservando i suoi talenti, ascoltando i suoi desideri, incitandolo, facendo il tifo per lui, abbracciandolo quando ha bisogno di conforto perché ha perso.
Dietro mentre fa i compiti, distratti quando non serviamo, attenti se richiamati, affinché sia chiaro che l’apprendimento sia un suo compito, che sosteniamo se e quando necessario, ma che non ci sostituiamo ne’ a lui ne’ ai suoi maestri.
Affinché il nostro apporto non lo confonda: non siamo lì a giudicarlo, il nostro amore non è condizionato dai suoi voti o dai suoi successi. Il nostro insegnamento principale è e rimane per sempre il modo in cui lo amiamo, a prescindere dalle sue scelte personali che lo renderanno una persona unica e speciale, probabilmente diversa da noi, dalle nostre aspettative, forse anche migliore, di noi.
Dietro per guardarlo bene, un po’ distante per comprendere come si comporta con le altre persone, anche quando siamo assenti, di cosa ha veramente bisogno, come sostenerlo, ma anche di quali limiti necessita per rafforzarlo, per permettere di sperimentarsi, sbagliare, educarlo.
Dietro perché senta la nostra presenza attenta che non prende il suo posto, ma gli dà spazio.
Non un amico, non un insegnante, non un fan. Ma sua madre e suo padre, semplicemente.
Affinché i meriti siano suoi e non nostri, la sua vita sua e non nostra, i fallimenti suoi e non nostri.
Una presenza presente tutta la vita, alla distanza corretta e adeguata all’età e ai suoi bisogni, capaci di essere sia molto vicini sia molto lontani, ma non perdendo mai di vista il compito principale che ci compete come genitori: renderlo autonomo da noi e in grado di sviluppare relazioni affettive significative di cui prendersi cura. Responsabili della costruzione della sua genitorialità, che sarà fondamentale del modo in cui si occuperà e amerà i suoi figli, se ne avrà. Fondamenta da cui trarrà ispirazione con chiunque sarà oggetto della sua cura e della cura che cercherà nelle persone che lo ameranno e che si fideranno di lui. La sua capacità di chiedere, di non essere troppo dipendente, di farsi trattare come merita, di cambiare quando non sta bene, responsabile delle scelte affettive che opererà.
Coscienti che l’esempio principale di cura siamo proprio noi, la madre e il padre che lo accompagnano nella vita. Finché siamo in vita, dietro.
Infine, se avremo svolto bene il nostro ruolo, nonostante i nostri inevitabili errori, se avremo la fortuna che si compia il naturale destino come genitori, ovvero quello che i figli ci sopravvivano, il nostro luogo ideale cambia.
Non più dietro, ma dentro, nel cuore dei nostri figli, affinché sempre, finché saranno in vita, possano ritrovarci in quella presenza presente, dietro di loro.

Maria Isabella Robbiani – Psicologa
http://www.accompagnamentoperinatale.it/