Questa lettura fa parte di un ciclo di tre letture tratte da “Il bambino in famiglia”, che contengono i tre consigli di Maria Montessori alle madri (e, aggiungiamo noi, ai padri).
Il bambino si sviluppa secondo natura, è vero, ma appunto perciò ha bisogno di esercitarsi molto.
Se gli manca l’esercizio, la sua intelligenza rimane in un gradino inferiore; direi quasi che vi è una specie di sosta nello sviluppo di quei bambini che da piccoli sono sempre stati sorretti e guidati. Chi non sa rispettare le manifestazioni dei piccoli, fin dai primi pasti, dopo l’allattamento, caccerà loro brutalmente in bocca il cucchiaino della pappa.
Invece, se si farà sedere il bambino al suo tavolino lasciandogli il tempo necessario per mangiare, si vedrà subito la sua manina afferrare il cucchiaino e portarlo alla bocca. Questo è certo un grande compito per una madre e ci vuole molta pazienza e molto amore; la madre deve nutrire contemporaneamente il corpo e lo spirito, ma lo spirito deve avere la precedenza. Occorre che essa lasci da parte momentaneamente i suoi concetti – certo lodevolissimi – riguardo alla pulizia, poiché in questo caso essi hanno un valore del tutto secondario. Il bambino che comincia a mangiare da solo non sa certo farlo bene e per conseguenza si insudicia molto.
Ebbene, si sacrifichi la pulizia al suo giustificato impulso di attività. Nel corso del suo sviluppo, il bambino perfezionerà i movimenti e imparerà a mangiare senza insudiciarsi. La pulizia, quando è conquistata così, rappresenta un vero progresso, un trionfo per lo spirito infantile. Lo sforzo di volontà di cui il bambino è capace si dimostra in una quantità di esercizi ragionevoli che egli compie continuamente. Assai prima di parlare, anzi, assai prima di camminare – già verso la fine del primo anno di vita – comincia ad agire, come se obbedisse a una voce interiore.
I suoi tentativi per mangiare da solo adoperando il cucchiaino sono commoventi: non riesce a portare alla bocca il cibo che desidera – ha fame – eppure respinge tutti quelli che lo vogliono aiutare. Soltanto dopo aver placato il suo bisogno di attività accetta l’aiuto della madre.
Un giorno, con un bambino di un anno che aveva appena imparato a camminare, ero in campagna su di un sentiero sassoso; il mio primo impulso fu di prendere il bambino per mano, ma mi trattenni dal farlo e cercai di guidarlo con le parole: «Cammina da questo lato!» – e «Bada, qui c’e un sasso!» – «Stai attento qui!».
Egli ascoltava tutto con una specie di gioconda serietà e obbediva.
Non cadde mai, né si fece male. Io lo guidavo passo passo col leggero mormorio della mia voce ed egli mi ascoltava attentamente e godeva così di poter compiere un’attività ragionevole, di comprendere le mie parole e di corrispondervi coi suoi movimenti.
Guidare il bambino in questo modo: ecco il vero compito della madre. Il vero aiuto non dev’essere prestato per cose inutili o arbitrarie; deve corrispondere agli sforzi dell’anima infantile. Il presupposto dev’essere la comprensione della natura infantile e il rispetto per tutte le forme della sua attività istintiva”.
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti, 2018