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SAPER ASCOLTARE I PROPRI FIGLI È FONDAMENTALE. ECCO COSA EVITARE

“Essere genitori è il lavoro più difficile del mondo“, quante volte l’abbiamo sentita dire questa frase, eppure quando siamo diventati genitori, abbiamo fatto di tutto per evitare gli errori dei nostri genitori, credendo così di instaurare con nostro figlio, o nostra figlia, un rapporto di rispetto, stima e fiducia reciproci tali da incoraggiare il dialogo.

 

Eppure sono arrivati gli scontri, le insoddisfazioni, le delusioni, le chiusure. Nonostante tutti gli sforzi ci siamo ritrovati e ci ritroviamo a non capire dove sbagliamo. Cerchiamo di immedesimarci, di comprenderli, ma le cose non vanno sempre come ci aspettiamo.

In che cosa sbagliamo? Cosa avremmo potuto fare e cosa possiamo fare per migliorare la comunicazione con i nostri figli?

Beh innanzitutto occorre fare un passo indietro e capire se riusciamo veramente ad ascoltarli. Lo sa bene il dottor James J. Jones, sposato e padre di 4 bambini che si sono sempre distinti a scuola, nello sport e nella musica.

Era convinto di essere un ottimo genitore, poi però l’ultimo dei suoi figli ha avuto problemi di droga e il mondo gli è crollato addosso. Nel periodo in cui si è ritrovato a combatteva tra polizia, carcere, programmi di recupero e psicologi, si è chiesto in che cosa lui e la moglie avessero sbagliato.

Dopo centinaia di ore di consulenza individuale, familiare e di gruppo, ha scoperto di sapere ben poco sull’educazione in famiglia e che nonostante tutto aveva fatto degli errori. Ha scoperto che la genitorialità è una vera e propria scienza così è ritornato sui libri e ha conseguito un dottorato in Counseling Psychology e un master in matrimonio, terapia familiare e infantile. Con le nuove conoscenze è riuscito ad aiutare suo figlio e ha sviluppato una serie di programmi per aiutare gli altri genitori.

Nel suo libro Let’s fix the kids il dott. Jones parla dell’importanza del vero ascolto, visto non come possibilità di dare consigli, suggerimenti o risolvere problemi, ma come la capacità di prestare attenzione a ciò che nostro figlio ci dice.

Capita spesso che i genitori rispondano ai propri figli adolescenti con commenti che in realtà sono giudizi, consigli, frasi che magari manifestano il proprio disappunto. Questo tipo di risposte chiude o interrompe la conversazione impedendo un ulteriore dialogo. Le risposte chiuse non prendono in considerazione ciò che pensano i figli e li portano a mettersi sulla difensiva.

Una comunicazione efficace con un adolescente, magari ribelle, non può basarsi su questo tipo di risposte. Bisogna ricorrere ad un metodo più produttivo basato sulle risposte aperte, quelle cioè che semplicemente accettano ciò che viene detto, riflettendo sia il contenuto che i sentimenti che il proprio figlio intende proiettare sul genitore. Nel suo libro il dott. Jones, fornisce vari esempi sui vari tipi di risposte. Vediamone alcune.

Adolescente: “Il mio insegnante di scienze mi ha messo “C” al progetto di scienze. Non ci posso credere!”

Genitore 1: “Ti avevo detto di rivederlo, giusto? Non ascolti mai!”

Genitore 2: “Non lamentarti, te lo sei meritato!”

Genitore 3: “Gli insegnanti non sono ingiusti. Che cosa hai sbagliato stavolta?”


Queste risposte sono “chiuse” perché chiudono la comunicazione. Di fronte a queste risposte l’adolescente si sente screditato, incompreso, ingiustamente giudicato.

Con delle risposte aperte, invece, il dialogo continuerebbe, l’adolescente si sentirebbe capito, condividerebbe le sue emozioni, spiegherebbe i motivi della sua delusione e si calmerebbe. Proviamo a vedere come risponderebbe a delle risposte aperte.

Adolescente: “Non riesco a credere che il prof. mi abbia messo “C” al progetto di scienze dopo che ho buttato settimane dietro a quelle stupidaggini.”

Genitore: “Mi sembra che tu sia molto deluso (sentimenti) per aver preso “C” dopo aver lavorato così tanto.” (soddisfare)

Adolescente: “Oltretutto, ha dato a Luca “A” perché ha fatto il progetto che gli aveva suggerito lui.“

Genitore: “Ho capito bene? Sei arrabbiato (sentimenti) perché il prof. è ingiusto.” (soddisfare).

Adolescente: “Faresti bene a crederci! Comunque ho imparato molto dal progetto; è stato davvero difficile!“

Genitore: “Quindi, nonostante il voto (sentimenti) deludente, sei contento (sentimenti) di essere rimasto fedele al tuo progetto più difficile?” (soddisfare)

Adolescente: “Eh sì, immagino di si, ma pensavo di prendere di sicuro “A”. Ehi.. ma cosa c’è da mangiare? “

Se tuo figlio è in difficoltà, è arrabbiato, demotivato o deluso e ti chiede di ascoltarlo, fai attenzione a come rispondi:

Non dare consigli, non faresti quello che ti ha chiesto.

Non dirgli che non dovrebbe sentirsi come si sente, calpesteresti i suoi sentimenti.

Non sentirti in dovere di fare qualcosa per risolvere il suo problema, lo deluderesti perché lo faresti sentire incapace di risolvere da solo la situazione.


Se tuo figlio è in difficoltà e ti chiede di ascoltarlo ricorda che:

Non ti chiede di parlare o fare, ma solo ascoltare.

Non è indifeso. Forse scoraggiato e frustrato sì, ma impotente no.

Se fai qualcosa che può fare da solo, contribuisci alla sua paura e debolezza.

Se accetti come dato di fatto che prova delle emozioni, non importa quanto irrazionali possano essere, allora capisci che devi smettere di provare a convincerlo che non deve sentirle.

Quando tuo figlio ti chiede di ascoltarlo tu ascoltalo e basta. Se vuoi parlare, aspetta un minuto, segui i consigli e ti ascolterà.

Autore ignoto, scritto su “Apri la Mente Staff”